Torre del Greco, la città della Campania che tanti professionisti in campo sanitario hanno imparato a conoscere negli ultimi anni perché sede dei colloqui pre-assunzione organizzati dai migliori policlinici della Germania, ha reso venerdì pomeriggio l’ultimo e commosso saluto a Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito, Antonio Stanzione e Matteo Bertonati, i quattro ragazzi deceduti tragicamente nella sciagura di Genova. Bagno di folla ai funerali organizzati nella centralissima basilica di Santa Croce, dove già intorno alle 13.30 erano giunte le salme da Genova.

Ad officiare la cerimonia “locale” (preferita dai parenti delle vittime ai funerali di Stato) è intervenuto direttamente l’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, che è andato già duro nella sue omelia: “Non si può morire per negligenza, per incuria, per irresponsabilità, per superficialità, per burocratismo, perché questa è violenza contro la persona, contro l’umanità”. Il cardinale Sepe ha aggiunto: “Quanto accaduto a Genova è stato determinato da una violenza consumata non dal destino, ma dalla mano dell’uomo che si sostituisce alla mano di Dio per i propri interessi personali”.

Il sindaco Palomba ha chiuso la cerimonia con un breve ma intenso ricordo di Giovanni, Gerardo, Antonio e Matteo. La comunità di Torre del Greco, per tutta la giornata di martedì 14 agosto, aveva seguito con coinvolgimento emotivo le notizie che giungevano da Genova, tuttavia senza sapere che tra i dispersi ci fossero anche quattro concittadini e che, alla fine, avrebbe pagato il prezzo più alto. Solo in serata i familiari avevano lanciato i primi allarmi, poi all’indomani – nel giorno di Ferragosto – la terribile conferma dalle parole del sindaco Palomba, precipitatosi a Genova. Destino ancora più beffardo se si pensa che i quattro giovani, solo al momento della partenza, avevano cambiato itinerario del loro viaggio, optando per una tappa a Nizza prima di raggiungere Barcellona, anziché recarsi nella più vicina Calabria.

Nello Giannantonio