Il bagno di folla ai funerali di Alessandro Cesarino (quasi 1.500 presenti domenica scorsa nella basilica di Santa Croce a Torre del Greco), fatte le debite proporzioni, è di quelli da “funerali di stato” per una comunità di meno di 90 mila abitanti. Non c’erano però solo torresi a dare l’ultimo saluto al 47enne morto in un tragico incidente stradale a Rovigliano, nella zona industriale di Torre Annunziata (Alessandro era in sella al suo scooter quando si è scontrato frontalmente contro un’auto che procedeva in senso opposto). Sono arrivati pullman da Napoli e provincia, da Caserta e finanche dalla Calabria. Per omaggiare l’artigiano orafo e la sua famiglia, ma soprattutto per essere vicini al giovane fratello sacerdote, don Giuseppe Cesarino, che ha presieduto la funzione religiosa e che, al termine della lunga e sentita cerimonia, ha salutato uno ad uno gli intervenuti.

Ecco, l’abbraccio che in prima linea la comunità torrese ha voluto tributare a padre Giuseppe testimonia il fortissimo riferimento sul territorio rappresentato dal giovane prete, nonostante per certi versi possa essere definito un “esiliato”, dal momento che nella sua città ha solamente fatto da vice-parroco (attualmente è invece parroco a Napoli, in zona Capodichino, presso la parrocchia Nostra Signora di Lourdes). L’evento della scorsa domenica è la testimonianza di quanto la comunità torrese – e non solo – trovi più immedesimazione in un sacerdote “semplice” di provincia piuttosto che in esponenti delle istituzioni o in più alte cariche della Chiesa stessa.

Alla guida della vettura che ha urtato fatalmente contro lo scooter guidato da Alessandro Cesarino c’era una donna, un’estetista di 21 anni di Castellammare di Stabia: al momento risulta indagata a piede libero dalla procura di Torre Annunziata per omicidio stradale. Si è rivolto anche a lei don Giuseppe nella toccante lettera che ha letto nel corso dell’esequie del fratello. “Pregate per noi – ha detto alla platea -, soprattutto per Ilaria, la moglie di Alessandro, e tutta la sua famiglia; per i miei fratelli, per le nostre famiglie, e per mamma e papà. Non vi dico stateci vicino, vi imploro di non dimenticarvi di pregare per noi. Neanche noi abbiamo parole se non questa: il dolore è grande, ma la nostra fede è immensa! E vi chiedo anche di pregare anche per la ragazza che in quel tragico momento era alla guida dell’auto scontratasi con la moto di Alessandro, perché non sia il rimorso o la disperazione ad impedirle di vivere. Sarebbe come far morire Alessandro e tutti noi un’altra volta. Preghiamo anche per lei. Dico questo – ha aggiunto padre Giuseppe – perché sono intimamente convinto che proprio tu, Alessandro, se giovedì mattina ti fossi rialzato le avresti detto con la tua solita semplicità: ‘Non fa niente’. Perché anche se apparentemente ti innervosivi, non hai mai provato odio e mai voluto il male di nessuno. Tu sei buono e questo non solo Dio lo sa, ma tutti noi”.
Nello Giannantonio

(ufficio stampa Germitalia)