La presidente Barbara Mangiacavalli la definisce “una tappa importante per la professione infermieristica”. La Federazione nazionale che preside (Fnopi) ha siglato, infatti, un Protocollo d’intesa con Consiglio nazionale forense e Consiglio superiore della magistratura per dare applicazione alla legge 24/2017 sulla responsabilità sanitaria, “ricordandosi” anche della professione infermieristica.

Armonizzare i criteri e le procedure di formazione degli Albi dei periti e dei consulenti tecnici tenuti dai Tribunali civili e penali era già stato l’obiettivo del precedente Protocollo (maggio 2018) siglato tra Csm, Consiglio Nazionale Forense e Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo). Ora entrano ufficialmente in campo anche gli infermieri. L’esigenza resta la stessa: garantire parametri qualitativamente elevati per la revisione e la tenuta degli Albi, affinché, in tutti i procedimenti civili e penali che richiedono il supporto delle discipline mediche e sanitarie, le figure del perito e del consulente tecnico siano in grado di garantire all’autorità giudiziaria un contributo qualitativamente elevato.

In base al Protocollo appena sottoscritto anche dalla Fnopi, gli albi circondariali devono garantire “oltre a quella medico-legale, un’idonea e adeguata rappresentanza di esperti delle discipline specialistiche riferite a tutte le professioni sanitarie” e per questo è stata prevista una sezione riservata alla professione infermieristica con “speciale competenza”. Per “speciale competenza ” non si intende solo il solo possesso del titolo abilitativo alla professione, ma la concreta conoscenza teorica e pratica della disciplina, come emerge sia dal curriculum formativo e/o scientifico sia dall’esperienza professionale. La magistratura, dunque, riconosce le competenze specialistiche degli infermieri come effettive e come presupposto per la scelta dei periti e consulenti dei tribunali. E il Protocollo distingue elementi di valutazione primari e secondari. Quelli primari sono il possesso della laurea magistrale in Scienze infermieristiche; l’esercizio della professione da non meno di dieci anni; l’assenza, negli ultimi cinque anni, di sospensione disciplinare e di qualsiasi procedimento disciplinare; il regolare adempimento degli obblighi formativi Ecm.

Per quanto riguarda l’area professionale di competenza del candidato, il riferimento sarà alle sei aree specialistiche degli infermieri: area cure primarie – servizi territoriali/distrettuali; area intensiva e dell’emergenza/urgenza; area medica; area chirurgica; area neonatologica e pediatrica; area salute mentale e dipendenze. “Il protocollo – aggiunge Mangiacavalli – riconosce il ruolo sempre più preminente e qualificato dei professionisti infermieri in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita e, per questa ragione, li ritiene capaci di poter fornire un contributo specialistico unico anche in sede procedimentale in qualità di consulenti tecnici d’ufficio e di periti nei giudizi di responsabilità sanitaria”.