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Tagli alla sanità per non aumentare l’IVA! E mancano 76mila infermieri…

Lo spettro di nuovi tagli al settore sanitario italiano dovuti al ridimensionamento della crescita economica del Paese potrebbe essere più concreto della minaccia di un ulteriore aumento dell’Iva. Pochi giorni fa, a lanciare l’allarme è stata la Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze): “Numerose criticità politiche, economiche e tecniche rischiano di arenare la stipula del Patto per la Salute, a cui è legato l’aumento del finanziamento per la sanità” ha denunciato in una nota, reputando “poco realistici gli aumenti previsti dalla Legge di Bilancio per il 2020-2021”. Il Def 2019, a detta di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe “ha certificato che gli aumenti del fabbisogno sanitario nazionale 2020-2021 sono utopistici, considerate le previsioni di aumento del Pil cui sono legati. Inoltre, con la clausola di salvaguardia, il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica nel 2020 finirà inevitabilmente per aggredire la sanità pubblica”.

Di questo passo, utopistico pensare che si possano sbloccare in maniera significativa le assunzioni di personale nel comparto sanitario.

Al contempo, in occasione della celebrazione del primo maggio, anche la Federazione Nazionale Infermieri ha denunciato sulla propria pagina Facebbok: “In sanità i tagli al personale e la carenza di infermieri si traducono subito in disservizi e rischi per i cittadini e per gli stessi operatori. Necessaria, ora più che mai, una nuova stagione di assunzioni”. Ma intanto, come sottolinea il dottor Aceti, portavoce proprio della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, l’ulteriore vuoto d’organico creato da “quota 100” – con 76mila infermieri fuori dal Servizio Sanitario Nazionale – “andrà ad acuire i problemi di tenuta dei servizi nei confronti delle comunità”. Guarda l’intervista:
https://www.youtube.com/watch?v=CYeQ6WArfAw

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