Contro l’esercizio abusivo della professione di infermiere invita a tenere alta la guardia l’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale di Firenze-Pistoia, che in un comunicato stampa sottolinea come “in particolare nell’ambito sanitario lo stato di necessità degli utenti li porta spesso a fidarsi di chiunque senza mettere in pratica la buona abitudine di controllarne i requisiti professionali. Questo – prosegue la nota -, oltre a comportare dei rischi per l’utente legati all’incompetenza di coloro che praticano abusivamente, determina un impoverimento dei valori di una professione per la quale lo Stato ha determinato requisiti di esercizio delegando agli Ordini professionali il controllo e la disciplina”.

E non si scherza mica con lo spacciarsi per infermiere. Con l’entrata in vigore della legge 3/2018, che tra l’altro ha trasformato i Collegi in Ordini professionali, si sono inasprite le pene nei confronti di chi pratica l’esercizio abusivo praticando un’attività che rientra nel profilo di una professione senza avere i titoli di studio abilitanti o l’iscrizione a relativo albo professionale: si va dalla reclusione da sei mesi a tre anni (con multa da 10mila a 50mila euro) fino alla reclusione da uno a cinque anni (con multa da 15mila a 75mila euro) per quei professionisti ritenuti colpevoli di aver coordinato l’attività delle persone che hanno commesso il reato. La legge punisce severamente, infatti, non solo chi esercita abusivamente ma anche la “mente” di tali condotte (quindi organizzazioni pubbliche, private o associative). La normativa impone inoltre l’obbligo di segnalazione dei casi di abusivismo riscontrati all’Ordine professionale o alle autorità competenti.

Nello Giannantonio