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Più permessi 104, non per il personale sanitario

L’articolo 24 del cosiddetto decreto “Cura Italia” ha previsto l’incremento del numero di giorni di permesso retribuiti ai sensi della famosa legge 104 del 1992 in favore dei lavoratori disabili o di chi assiste un familiare in situazione di gravità.

I tradizionali tre giorni mensili di permesso rimborsati dall’Inps al datore di lavoro sono stati incrementati, infatti, di ulteriori complessive 12 giornate, usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020. Attenzione, non per singolo mese, ma le 12 giornate aggiuntive sono “da fruire complessivamente nell’arco dei predetti due mesi” come specifica l’Inps nella circolare 45 del 25 marzo. Nulla vieta che questi 12 giorni possono essere fruiti, anche consecutivamente, nel corso di un solo mese (marzo o aprile) dal lavoratore dipendente, ferma restando la fruizione mensile dei tre giorni “canonici”.

Un restrizione è però prevista per il personale sanitario autorizzato alla fruizione dei permessi della legge 104, che non può scegliere arbitrariamente se e quando fruire di queste giornate aggiuntive concesse per assistere un familiare disabile. A medici e infermieri, in questo delicato momento per il Paese, il beneficio “è riconosciuto compatibilmente con le esigenze organizzative delle aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale impegnati nell’emergenza Covid-19 e del comparto sanità”.

La misura, nel complesso, si inserisce nelle linea-guida dei primi provvedimenti del presidente del consiglio dei ministri, che invitava i datori di lavoro a far fruire il più possibile ferie e congedi retribuiti ai dipendenti prima di accedere agli ammortizzatori sociali “speciali” con la causale Covid-19, poi disciplinati dallo stesso decreto “Cura Italia”.

Nello Giannantonio

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