La Germania è tornata… in campo prima dell’Italia. E non solo perché la Bundensliga ha nel frattempo già recuperato tre giornate di campionato a differenza della nostra serie A.

In Italia le attese sono ben altre rispetto alla ripresa del calcio. Ci sono lavoratori che ancora aspettano la Cassa integrazione del mese di marzo; imprese che si scontrano con la burocrazia bancaria per accedere ai prestiti del decreto-liquidità; professionisti oberati di adempimenti ma esclusi dal contributo a fondo perduto del decreto-rilancio. Un provvedimento, quest’ultimo, che qualcuno ha già ironicamente ribattezzato “decreto-spintarella”.

Più poderoso, ad esempio, l’impatto delle manovre della Germania, in cima per aiuti di Stato anti-crisi da Covid-19 approvati da Bruxelles. Delle 175 misure nazionali autorizzate, il 47% del totale riguarda proprio lo stato tedesco (solo il 18% l’Italia, il 16% la Francia). In pratica, l’ammontare degli aiuti erogati alle imprese dalla Germania è pari alla metà dell’intero importo finora approvato dall’Europa durante la crisi. La stampa europea parla di “trionfo”della Merkel, che invece ad inizio 2020 sembrava avviata sul viale del tramonto. Pochi proclami, tanti fatti. E aiuti economici a privati ed aziende arrivati nel giro di pochi giorni. “Il sistema tedesco ha dato il meglio in questa pandemia e la Cancelliera, il cui percorso politico sembrava giunto al capolinea, ora gode di consensi record” sintetizza in Italia l’Espresso. E sono al varo nuove misure per aiutare le piccole e medie imprese (la spina dorsale dell’economia di ogni nazione) più colpite dagli effetti della pandemia, con contributi fino a 50mila euro al mese per coprire costi fissi da qui a fine anno.

Una Germania che, fa male ammetterlo, ci ha surclassato anche sul piano prettamente sanitario durante questa emergenza: a parità di numero di contagi, ha registrato meno morti; è stata in grado di eseguire 350mila tamponi a settimana ed aveva già 28.000 posti di terapia intensiva contro gli iniziali 5.000 dell’Italia.