L’Italia sta rendendo, almeno a livello morale, il giusto tributo alla categoria degli infermieri, tra turni incessanti, volti stremati, famiglie sacrificate, qualche inevitabile contagio al pronto soccorso e quarantene forzate per essere venuti a contatto con persone contagiate dal Covid-19.

È anche, questo, il momento in cui emerge la carenza di personale infermieristico nelle strutture sanitarie italiane e in cui spuntano bandi-lampo di assunzione, ma non a tempo indeterminato. E in questo senso, sulle varie pagine social che accomunano migliaia di infermieri, raccogliamo il post-sfogo di Giovanni, che si firma come “un infermiere emigrato in Germania” e che prova a scuotere i suoi colleghi rimasti in Italia, pur comprendendo il particolare momento di emergenza e lo sforzo che viene richiesto specie alle professioni sanitarie.

“Leggo di reclutamento sanitario, di 20mila nuove assunzioni – scrive Giovanni -, ma purtroppo il mio entusiasmo si trasforma in desolazione. Contratti precari per tre mesi, sei mesi o al massimo un anno. Ci state chiedendo di rischiare la vita, per meno di 1.500 euro al mese, senza neanche un minimo di sicurezza lavorativa. La domanda nasce spontanea – continua Giovanni -: dopo il coronavirus? Nuovamente a casa a calci nel sedere? Secondo me sì… La schiavizzazione per il personale sanitario deve cessare. Ecco spiegato il motivo del perché puntano anche alle assunzioni di laureandi. Ed è anche a voi che mi rivolgo, futuri colleghi – conclude Giovanni -: dite no!”. Ed è così che, accanto al tradizionale #iorestoacasa, ecco che spuntano anche i motti #aiutateciadaiutare e #noprecariato.

Nello Giannantonio