Negli ultimi anni il Governo ha spesso esultato per i numeri in apparente risalita del mercato del lavoro italiano, ma il vero spartiacque sarà il 2018. Nel corso del prossimo anno, da gennaio a dicembre,  si assisterà infatti alla scadenza progressiva (in base alle date di assunzione) dei principali bonus sulle assunzioni partite nel 2015 e nel 2016. Nel primo caso, la legge 190/2014 stanziò un (forse irripetibile) esonero contributivo triennale per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal 1 gennaio al 31 dicembre 2015; nel secondo caso, la legge 208/2015 limitò ad uno sgravio biennale del 40% la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel corso del 2016.

Il timore dei sindacati è che ci si possa avviare verso una forte ondata di licenziamenti allo scadere degli incentivi. Un allarme alimentato dallo stretto nesso che in Italia esiste tra assunzioni e sgravi. Se, ad esempio, fosse licenziato il 10% del milione e mezzo di assunti durante il 2015 a contributi zero, si finirebbe per mettere per strada oltre 150mila lavoratori. La ripresa assorbirà l’impatto della fine della decontribuzione o si assisterà appunto ad una serie di licenziamenti? Perchè, al di là delle leggera ripresa economica e dei minori vincoli in materia di licenziamenti alla luce del Jobs Act, il problema italiano resta l’elevato costo del lavoro per un mantenere in forza un lavoratore “normale”, cioè non portatore della dote di un beneficio contributivo. E nel Mezzogiorno, intanto, non c’è più la tanto utilizzata vecchia legge 407/90 (esonero triennale per disoccupati di lungo corso), abolita proprio dal governo Renzi per far largo allo sgravio 2015.

Il timore di tagli al personale nel corso del 2018, ad ogni modo, c’è. Tant’è che, nell’iter della proposta che attualmente si sta vagliando per la Legge di bilancio 2018 circa una forma di decontribuzione biennale al 50% sulle assunzioni di under 32 (entro il 20 settembre sarà presentato il documento di Economia e Finanza nel quale ci sarà un’attenzione particolare proprio agli incentivi per dare lavoro ai giovani), c’è chi ha sottolineato la necessità di inserire una clausola, vale a dire l’inaccessibilità al nuovo beneficio per quei datori di lavoro che abbiano licenziato i lavoratori precedentemente assunti con i benefici 2015 e 2016. Per il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, infatti “se dall’anno prossimo verranno introdotti sgravi contributivi a favore dei giovani, sarà importante prevedere una norma che escluda la spettanza di questo beneficio per i datori di lavoro che, parallelamente alle nuove assunzioni agevolate, procedessero a cessazioni di contratti già in essere con altri lavoratori assunti con le vecchie agevolazioni che terminano nel 2018”.

Nello Giannantonio