La garanzia di un posto di lavoro a tempo indeterminato che offrono queste strutture rappresenta indubbiamente un altro importante fattore a favore della possibilità di accettare la sfida tedesca, con tutti i contributi previdenziali che saranno validi, un domani, anche in Italia ai fini pensionistici. Certamente la cosa non è paragonabile a “forzature” che in Italia spesso vengono richieste ai giovani disposti a tutto pur di lavorare, come l’apertura di una propria partita Iva. Così come mettere su famiglia senza essere costretti a lasciare il posto di lavoro è una condizione molto più agevolata in Germania che in Italia (da noi si stanno muovendo piccoli passi solo di recente) in termini di tutela della maternità e più in generale della genitorialità, con presenza di asili nido e soluzioni simili messe spesso a disposizione dagli stessi datori di lavoro.
Chiaramente – e torniamo a ai “contro” – la lontananza da casa può scoraggiare qualcuno, ma la Germania va oramai considerata come una regione d’Europa e non come un’altra nazione. Del resto, oggi con ora e mezza di volo è collegata con tutti i principali aeroporti d’Italia. Lo stesso “caro-vita” tedesco è un po’ un falso mito, dal momento che per certi aspetti è anche inferiore a quello raggiunto dall’Italia dopo l’introduzione della moneta unica. Forse è più legittimo nutrire preoccupazioni sulla lingua, ma se centinaia di ragazzi partiti negli anni con i progetti “Germitalia” oggi vivono e lavorano e vivono in Germania vuol dire che la sfida non è così impossibile.
Per consultare, ad ogni modo, le posizioni attualmente aperte da “Germitalia” ed inviare il proprio curriculum, basta collegarsi al link seguente: http://form.jotformeu.com/form/51253050124338.
Nello Giannantonio