Un infermiere viene aggredito da un paziente durante il turno di lavoro? L’ospedale ha obbligo di risarcirgli i danni. La conferma dell’orientamento arriva dalla Corte di cassazione, la quale, nella pronuncia numero 14566/17 del 12 giugno scorso, ribaltando la sentenza di Appello che aveva negato il risarcimento ad un infermiere palermitano aggredito al pronto soccorso da un paziente senza nessun carabiniere di servizio sul posto, ha stabilito che va “tenuto conto della specificità del lavoro che, implicando necessariamente il contatto fisico con i pazienti finalizzato a prestare le cure urgenti, non consente di frapporre, tra il lavoratore e l’utenza, barriere protettive e della natura del comportamento di aggressione che, manifestandosi all’improvviso e consumandosi in breve arco temporale, è difficilmente prevedibile e prevenibile”.

I giudici di piazza Cavour hanno inoltre ribadito che “il datore di lavoro deve dimostrare non solo l’adozione delle misure necessarie a tutelare l’integrità del lavoratore, ma di aver vigilato sulla loro osservanza”, cosa che, nel caso specifico, l’azienda sanitaria non aveva fatto limitandosi a sostenere l’eccezionalità dell’evento. Ed infatti, rincarano i giudici: “L’azienda non aveva provato di aver adempiuto alle obbligazioni di protezione del lavoratore e di aver adottato nell’esercizio della propria attività tutte le misure che, secondo la particolarità del lavoro e le regole di esperienza, costituiscono rimedi validi a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del prestatore di lavoro”.

Spetta infatti al datore di lavoro l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi dello stesso.

Nello Giannantonio