Le selezioni di personale sanitario italiano che periodicamente organizza l’azienda di consulenza internazionale “Germitalia” con destinazione tedesca (previsti nuovi bandi a gennaio dopo le selezioni di dicembre per i policlinici di Jena e Monaco) sono lo specchio di una tendenza confortata ora anche dalle statistiche. La recente propensione alle “migrazioni interne” alla stessa Unione europea, accentuata dalla crisi, vedono proprio la Germania accaparrarsi risorse e talenti, non solo in campo medico.

In generale, sono tantissimi i giovani italiani, ma anche greci, spagnoli, bulgari ad essersi spostati negli ultimi anni verso i paesi a maggiore “densità lavorativa” e dove il lavoro è decisamente pagato meglio. Nel 2016 vivevano in un altro stato dell’Unione almeno 18 milioni di europei, il 12,5% più rispetto a due anni prima. E si stima che il dato potrebbe ben presto raddoppiare. Si diceva della Germania, dove da oltre quarant’anni si contano (come del resto in Italia) decisamente più morti che nuovi nati: un saldo negativo che avrebbe dovuto portare ad una diminuzione di quasi un milione e mezzo di abitanti tra il 2009 e il 2016, come rilevato da un’elaborazione statistica curata dalla Fondazione Leone Moressa in collaborazione con il Corriere della Sera. Invece, a controbilanciare il mancato ricambio generazionale, ci hanno pensato negli ultimi anni proprio i cittadini europei trasferitisi in Germania in piena età lavorativa per cogliere, evidentemente, le maggiori opportunità occupazionali (sono aumentati di 1,7 milioni, quasi tutti istruiti).

Di contro, in tanti paesi europei si registrano netti cali di popolazione oltre ad una dispersione di risorse. La stessa Italia, precedentemente meta di flussi migratori, oggi vede emigrare ogni anno verso il cuore dell’Europa circa 100 mila persone in più rispetto agli europei che entrano.

Nello Giannantonio