Chi pagherà di più gli effetti della più grande crisi economica dopo la Grande Depressione?

In primis, giovani, indotto del turismo e dello spettacolo, sottolineano alcuni economisti. Nel senso che per le nuove generazioni, se già prima del Coronavirus non si riuscivano a creare in Italia sufficienti opportunità di lavoro, figuriamoci durante la lenta e graduale ripresa. E, a doppio filo, è legata la crisi del terziario italiano nel turismo, che coinvolge proprio tantissimi under 40. La filiera dell’ospitalità, dai villaggi turistici alle agenzie di viaggio, dai ristoranti alle tante case-vacanza che avevano fatto “inventare” nuove occasioni di lavoro ai giovani, faticherà non poco a risollevarsi. Con un esercito di lavoratori stagionali del turismo che, intanto, in questa primavera-estate 2020 non sarà riassunto. Così come tanti lavoratori dell’indotto cinematografico: probabilmente cinema e teatri saranno gli ultimi a riaprire. E non trascuriamo nemmeno il settore dello sport dilettantistico, oggi fermo, che tra palestre, scuole di danza, calcio ed altri sport minori muove un esercito di migliaia di collaboratori, spesso anche “borderline”, che oggi non hanno nemmeno una tutela sottoforma di ammortizzatori sociali o bonus una tantum fissati dal Governo.

Immagini emblematiche della Grande Depressione del ’29

Più in generale, quasi tutti i comparti sconteranno una crisi senza colpe, dal mercato dei beni di lusso a quello immobiliare, passando per artigianato e negozi al dettaglio. Ecco, con le nuove regole di distanziamento sociale, tanti piccoli e medi esercizi commerciali dovranno, ad esempio, scaglionare gli ingressi della clientela, con riduzione delle potenzialità di vendita e difficoltà a mantenere gli attuali livelli occupazionali. Questo a favore delle più grandi attrezzate catene dell’e-commerce (che magari non pagano tasse in Italia) e sempre più a discapito dei centri cittadini.

Si riparte, ma come? Emblematica, in questa fase di avvicinamento alla fase-2, la decisione, in Campania, da parte di molti ristoratori, pasticcieri e proprietari di bar di non riaprire i battenti lunedì 27 aprile, quando termineranno le restrizioni “radicali” e saranno consentite almeno le vendite d’asporto grazie ad una fresca ordinanza del governatore De Luca. A conti fatti, però, tra spese di sanificazione dei locali, dispositivi di sicurezza da fornire ai lavoratori, fattorini da retribuire e limitati margini di incassi giornalieri, diversi imprenditori (noti e meno noti) hanno già valutato che “non conviene”. Allo stato attuale, la ripartenza del Paese deve giocoforza passare per un massiccio intervento pubblico. Gli investimenti dei privati saranno sempre più scarsi, a tutti i livelli.

Nello Giannantonio