Al Coronavirus dobbiamo abituarci proprio come all’influenza, nella speranza – ora più concreta – che arrivi presto un vaccino e che ne cominceremo, col tempo, ad avere anche memoria immunitaria.
Non potrà, quindi, fermarsi il mondo. E nemmeno i flussi lavorativi e turistici verso altri paesi europei, dove pure iniziano ad affiorare i casi. Il Coronavirus entrerà, anzi, sempre più nella nostra quotidianità, essendo stato, ad esempio, inserito nel work-up diagnostico delle polmoniti. In pratica, quando un medico si ritroverà di fronte una una persona con la polmonite, farà anche il controllo per Coronavirus.
Molti soggetti contraggono, tuttavia, il virus in maniera pressoché asintomatica (ci siamo chiesti come mai si fatica enormemente a reperire il famoso “paziente zero”?). Gli esperti invitano certamente a mettere in atto comportamenti prudenti (diffuso, nel frattempo, il decalogo del Ministero della salute per prevenire l’epidemia) al fine di evitare, anche grazie alla auto-quarantena, che il Coronavirus contagi contemporaneamente vasti strati della popolazione per scongiurare il caos ed evitare boom di richieste di ricovero, circostanza che in Italia, per la cronica penuria di posti-letto, rappresenterebbe la vera emergenza e rischierebbe di escludere dalla terapia quei soggetti che ne hanno veramente bisogno, vale a dire coloro che hanno già patologie e complicazioni (non a caso, finora i decessi in Italia hanno riguardato perlopiù ultra ottantenni che soffrivano già problemi respiratori).
Al Coronavirus dobbiamo abituarci, dicevamo. E ciò non riguarda solo l’Italia. Nelle ultime ore aumentano i casi anche negli altri paesi europei. In Francia gli infettati sono raddoppiati in un giorno, casi anche in Gran Bretagna, così come in Germania, Svezia e Norvegia.
“Si tratta di un’emergenza, non c’è dubbio, ma va affrontata con serietà e competenza, senza allarmismi e inutili e dannose isterie – sostiene Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile, impegnato per anni in Africa da medico -. Dobbiamo abituarci a questi fenomeni, saranno sempre più frequenti. Rispetto a dieci anni fa, il più importante agente vettore della malattie infettive, l’aereo, ha trasportato il 200 per cento in più di passeggeri in giro per il mondo. Il Coronavirus contaminerà tutta Italia, anche il Centro-Sud, è inevitabile – conclude Bertolsaso -, ma sarà nel maggior parte dei casi poco più di una influenza e così dovrebbe essere vissuta e gestita”.


Nello Giannantonio