Il Collegio Ipasvi di Verona interviene sulla sconcertante vicenda dell’infermiera dell’azienda ospedaliera “Borgo Roma” di Verona, che avrebbe somministrato morfina ad un bimbo – definito “rognoso” – per non farlo piangere (l’episodio risale alla notte tra il 19 e il 20 marzo scorsi).
“Se accertare le responsabilità fa parte dei compiti della magistratura – si legge nel comunicato diffuso -, il Collegio Ipasvi è altrettanto attento e vigile a verificare il grado di coinvolgimento reale dell’infermiera nei fatti. Ne conseguirà, una volta accertate le eventuali reali responsabilità, di pari passo con le decisioni che la giustizia vorrà prendere, un’azione dal punto di vista professionale e della responsabilità etico-deontologica, con la massima severità per la tutela della professione e degli assistiti”.
L’infermiera 43enne arrestata ed ora alla gogna (che resta in carcere mentre proseguono le indagini), con la somministrazione di morfina senza prescrizione, avrebbe provocato un’overdose con grave arresto respiratorio al neonato. La donna avrebbe inoltre confidato ad alcune colleghe di aver somministrato anche ad altri neonati morfina e benzodeazepina, pur in assenza di prescrizione, “per metterli tranquilli”.
“Gli infermieri – ha aggiunto Franco Vallicella, presidente dell’Ipasvi di Verona – sono sconcertati della vicenda e dei suoi risvolti. I reati ipotizzati non fanno parte né della loro cultura né della loro professionalità. Ogni giorno, con abnegazione, professionalità e spirito di sacrificio, dedicano le loro energie alla cura e all’assistenza di chi vive la fragilità della malattia, della disabilità, all’assistenza ai neonati e a chi ne ha più bisogno. Stiano comunque tranquilli i cittadini, i genitori dei neonati e i pazienti – puntualizza Vallicella -: gli infermieri hanno come mission quella di prendersi cura delle persone; la comunità infermieristica saprà difendere i principi etici che guidano i nostri professionisti in scelte che rispondono al principio inderogabile di tutela della salute delle persone”.
Il Collegio Ipasvi di Verona si è detto pronto ad assumere le misure del caso e di sua competenza, non appena i fatti saranno accertati: dalla sospensione alla eventuale radiazione dall’albo dell’infermiera arrestata. “Non è accettabile che si fregi della qualifica di infermiera – conclude Vallicella – chi è capace di compiere simili atti nei confronti delle persone che gli sono affidate”.
Nello Giannantonio